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L'infedele By: Matilde Serao (1856-1927) |
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L'Infedele MILANO
DITTA EDITRICE BRIGOLA DI E. BRIGOLA E G. MARCO
Via Annunciata, N. 6 M DCCC XCVII Proprietà Letteraria 171597 Milano, Tipografia Capriolo e Massimino
L'infedele.
I
Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa
Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano,
di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente,
non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco.
Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando
in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza
famigliare e il decoro del nome Herz: qui si era ammogliato con una
italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di
origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la
lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli
Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel
temperamento e nel carattere. Paolo Herz ha trentasei anni; è alto, forte, elegante, sebbene per gli
anni e per la vita di piaceri trascorsa, sia in lui più evidente
l'eleganza che la forza: ha il volto pallido, ma sano, e sotto il
pallore è diffusa una lieve tinta ambrata, emblema del mezzogiorno ove
egli nacque: i capelli tagliati molto corti e che formano delle punte
naturali, sulla fronte e sulle tempia: ha i mustacchi soltanto
castani, che lasciano intravvedere una bocca ancora fresca, mentre
intorno agli occhi già manca la freschezza. Paolo Herz ha una
fisonomia tranquilla e quasi immota, certe volte: ma questa immobilità
non è l'assenza della vitalità, nè quel ritiro dell'espressione
faciale che lascia le linee come morte. È, piuttosto, un riposo
dignitoso del viso che esprime chiaramente il silenzio e la
meditazione dell'anima; una pacatezza nobile e pensosa che pare più
adatta al suo genere di bellezza virile e che maggiormente gli attira
l'amore delle donne e l'amicizia degli uomini. Forse, senza che egli
neppure ne abbia sentore, in quei periodi di pace del volto, rinasce
in lui l'antica, avita conscienza germanica, fatta di speculazioni
spirituali, di contemplazioni pure e poetiche. In quei momenti, Paolo
Herz è bello: le donne, spesso, gli hanno imposto di tacere e di
pensare, quando era accanto a loro. Sovra tutto, non lo vogliono veder
soffrire: le sue peggiori giornate, come estetica, sono quelle in cui
per un puntiglio non vinto, per un capriccio non soddisfatto, per una
delusione inaspettata, per un immeritato dolore, tutta la sua
fisonomia si decompone, quasi l'uomo toccasse le soglie della morte.
Egli non può soffrire: egli non sa soffrire: quando soffre, è brutto,
è antipatico, è, talvolta, odioso. Il suo volto bruno diventato
terreo, i suoi occhi come velati da una nebbia torbida, le rughe che
si moltiplicano intorno agli occhi, le guancie sparute che fan parere
grosso il naso, le pieghe accanto alla bocca, mostrano un Paolo Herz
tutto diverso, senza energia morale, senza forza fisica, inetto al
dolore, abbattuto dal patimento e non destante alcuna compassione.
Però, bisogna dirlo: pochi uomini lo hanno veduto soffrire e una sola
donna. Per lo più, quando è infelice e non regge ad essere infelice,
egli fugge, e si nasconde non si sa dove. Paolo Herz è libero. Egli ha perduto sua madre, essendo ancora
giovanissimo: un orfanello di sedici anni. Dopo nove anni, avendone
Paolo venticinque, gli è morto il padre. Da undici anni, quindi, egli
è solo, nella vita: ha lontani parenti, che poco conosce e non vede
mai; ha qualche amico buono, ma l'amicizia loro non è nè profonda, nè
esclusiva. Egli ha amato più sua madre che suo padre, mentre è stato
amato moltissimo da ambedue, come figliuolo unico. La morte di sua
madre, sparita assai giovane e bella, ha colpito l'adolescenza di
Paolo, di un dolor folle, con lunghe crisi nervose e intervalli
paurosi di stupefazione, in cui è parso naufragasse la sua salute e,
forse, la sua ragione: suo padre ha dovuto condurlo a fare un
lunghissimo viaggio, di due anni, nei paesi più lontani: ma il
figliuolo, calmato l'impeto angoscioso, ha conservato un rimpianto
inconsolabile, la nostalgia di quel fido seno materno su cui
appoggiava così volentieri il capo... Continue reading book >>
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