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Marocco By: Edmondo De Amicis (1846-1908) |
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DI EDMONDO DE AMICIS Quarta Edizione. MILANO FRATELLI TREVES, EDITORI. 1877.
MILANO. TIP. FRATELLI TREVES. Gli editori hanno compite tutte le formalità richieste dalla legge e
dalle convenzioni internazionali per riservare la Proprietà letteraria e
il diritto di riproduzione.
TANGERI
Lo stretto di Gibilterra è forse di tutti gli stretti quello che separa
più nettamente due paesi più diversi, e questa diversità appare anche
maggiore andando a Tangeri da Gibilterra. Qui ferve ancora la vita
affrettata, rumorosa e splendida delle città europee; e un viaggiatore
di qualunque parte d'Europa sente l'aria della sua patria nella
comunanza d'una infinità d'aspetti e di consuetudini. A tre ore di là,
il nome del nostro continente suona quasi come un nome favoloso;
cristiano significa nemico, la nostra civiltà è ignorata o temuta o
derisa; tutto, dai primi fondamenti della vita sociale fino ai più
insignificanti particolari della vita privata, è cambiato; e scomparso
fin anche ogni indizio della vicinanza d'Europa. S'è in un paese
sconosciuto, al quale nulla ci lega e dove tutto ci resta da imparare.
Dalla spiaggia si vede ancora la costa europea, ma il cuore se ne sente
già smisuratamente lontano, come se quel breve tratto di mare fosse un
oceano e quei monti azzurri un'illusione. Nello spazio di tre ore, è
seguita intorno a noi una delle più meravigliose trasformazioni a cui si
possa assistere sulla terra. L'emozione, però, che si prova mettendo il piede per la prima volta su
quel continente immenso e misterioso che fin dalla prima infanzia ci
sgomenta l'immaginazione, è turbata dal modo in cui vi si sbarca. Mentre
dal bastimento cominciavo a vedere distintamente le case bianche di
Tangeri, una signora spagnuola gridò dietro di me con voce
spaventata: Che cosa vuole quella gente? Guardai dove accennava, e
vidi, dietro le barche che s'avvicinavano per raccogliere i passeggieri,
una folla d'arabi cenciosi, seminudi, ritti nell'acqua fino a mezza
coscia, i quali s'accennavano l'uno all'altro il bastimento con gesti da
spiritati, come una banda di briganti che dicessero: Ecco la
preda. Non sapendo chi fossero e che cosa volessero, discesi nella
barca, in mezzo a parecchi altri, col cuore un po' inquieto. Quando
fummo a una ventina, di passi dalla riva, tutta quella bordaglia colore
di terra cotta, s'avventò sulle barche, ci mise le mani addosso, e
cominciò a vociferare in arabo e in spagnuolo, fin che capimmo che le
acque essendo basse tanto da non poter approdare, dovevamo traghettare
sulle loro spalle; la qual notizia dissipò la paura d'uno svaligiamento
e destò il terrore dei pidocchi. Le signore furono portate via sulle
seggiole come in trionfo, ed io feci la mia entrata in Affrica a cavallo
a un vecchio mulatto, col mento inchiodato sul suo cocuzzolo e le punte
dei piedi nel mare. Il mulatto, arrivato a terra, mi scaricò nelle mani d'un altro facchino
arabo, il quale, infilata una porta della città, mi condusse correndo
per una viuzza deserta a un albergo vicino, di dove uscii immediatamente
con una guida per andare nella strada più frequentata. La prima cosa che mi colpì, e più fortemente ch'io non possa esprimere,
fu l'aspetto della popolazione. Tutti portano una specie di lunga cappa di lana o di tela bianca, con un
grande cappuccio quasi sempre ritto sul capo, cosicchè la città presenta
l'aspetto d'un vasto convento di frati domenicani. Di tutto questo
popolo incappato, una parte si muove lentamente, gravemente e senza far
rumore, come se volesse passare inosservata; gli altri stanno seduti o
accovacciati lungo i muri, davanti alle botteghe, agli angoli delle
case, immobili e cogli occhi fissi, come le popolazioni pietrificate
delle loro leggende. L'andatura, gli atteggiamenti, il modo di guardare,
tutto è novo per noi; tutto rivela un ordine di sentimenti e d'abitudini
affatto diverso dal nostro; una tutt'altra maniera di considerare il
tempo e la vita... Continue reading book >>
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