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Memorie del Presbiterio By: Emilio Praga |
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MEMORIE
DEL
PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA TORINO F. CASANOVA. LIBRAIO EDITORE Via Accademia delle Scienze (Piazza Carignano) 1881
AD ANTONIO GALATEO AMICO MIO, Quando Emilio Praga ci leggeva la prima parte di queste sfortunate
MEMORIE DEL PRESBITERIO, e ci offriva di collaborare con lui e
terminare il lavoro, non pensavamo che noi due, pochi mesi dopo,
l'avremmo terminato senza lui. Da molti anni il Pungolo di Milano, che aveva acquistato la
proprietà del racconto, lo prometteva ai suoi lettori; il Praga a
lunghi intervalli lo ripigliava, aggiungeva alcune pagine nelle quali
lasciava libero il freno alla sua immaginazione ineguale, splendida a
lampi, al suo sentimento profondo e malato, bizzarro e delicatissimo;
ne ingarbugliava l'intreccio, poi, stanco, l'abbandonava
ancora. S'illudeva sempre di arrivare al fine e non l'avrebbe forse
finito mai. Quando mancò, era appena alla metà. Il Pungolo dovendo finalmente pubblicarlo, il Direttore Leone
Fortis, amico di Praga e mio, propose a me di finirlo. Non potei
dirgli di no, ma l'impresa mi sgomentava. Il meglio dell'opera stava
nelle delicatezze di sentimento e di forma, in quel particolare
profumo di poesia e di affetto che Emilio solo possedeva. L'intreccio
poi era una disperazione, una matassa arruffata donde non usciva alcun
filo buono. Fu allora ch'io ti pregai di rileggere il manoscritto, e
tu, più pronto ed immaginoso di me, cavasti in una notte quel filo
ch'io disperavo trovare. La tua soluzione io ho adottato esattamente
nella catastrofe del romanzo. Una sola cosa ci ho messo di mio, od
almeno mi sono sforzato di metterci, ed è il ricordo dell'amico
nostro, ch'io mi studiai di riprodurre, come l'avevo vivo davanti gli
occhi, nella figura, nei discorsi, e nelle digressioni del
protagonista Emilio. Queste cose tu le sai, ma, se permetti, le ripeto qui, in fronte,
licenziando il libro che l'amico Casanova volle ristampare tutto
intiero, perchè le sappia anche il lettore. Io devo prima di tutto
aver riguardo al nostro povero amico, perchè la gente non gli faccia
colpa, di peccati non suoi; poi mi preme dir le ragioni per cui
m'indussi ad una opera che potrebbe a taluno sembrare irreverenza, ma
soprattutto trovo giusto far conoscere ai lettori il serio aiuto che
tu mi hai dato.
Tuo ROBERTO SACCHETTI
LE MEMORIE DEL PRESBITERIO J'ai plus de souvenirs que
si j'avais mille ans.
I.
Fra parecchie centinaia di versi che, in mancanza di meriti più
assoluti, ebbero incontestabilmente quello di sciogliere per bene lo
scilinguagnolo alla sonnolenta critica letteraria del bel Paese ,
v'hanno due componimenti sovra cui piovve con rara abbondanza la lode;
la lode che è per l'anima di un autore ciò che è pei fiori la pia
rugiada dell'alba. Uno di quei componimenti aveva nome il Professore di greco , l'altro
portava il titolo che sta in cima di queste righe. Senza ch'egli ripudii gli altri suoi figli, è naturale che questi due
sieno i prediletti del poeta. Guardate il sorriso trionfante della madre di cui vi prendete nelle
braccia e accarezzate, ammirando, il bambino; per poco ella si ristà
dal fare altrettanto con voi. Per me, se me ne fosse data licenza, non indugerei un momento a
rispondere con baci in fronte alle indulgenze accordate a quelle mie
strofe. Tanto più che, oggidì, le creature che si commovono un po'
ancora alla poesia sono le donne, e le donne belle in ispecie. Ma l'esercizio di siffatti rendimenti di grazie non è concesso in
questa valle di frutti proibiti. Forse provvidenzialmente: lo scambio
delle gentilezze e delle cortesie diventerebbe troppo generale, e la
musica di baci finirebbe per assordar di soverchio la gente d'affari. Però baciar col pensiero non è, che io mi sappia, proibito. Ed è un
bacio morale che io intendo appunto inviare con queste semplici
memorie, come un ringraziamento a quelle poche anime appassionate che
forse, nelle ore men gaie, si ricordano ancora del mio vecchio
professore e dei mio vecchio curato due scheletri, adesso, amendue... Continue reading book >>
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