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Poesie e novelle in versi By: Ferdinando Fontana (1850-1919) |
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This book has been completed in cooperation with the Progetto Manuzio,
http://www.liberliber.it We thank the "Biblioteca Sormani" di Milano that has provided the images.
FERDINANDO FONTANA
POESIE E NOVELLE IN VERSI
MILANO 1877. A ANTONIO GHISLANZONI SCUOLA MODERNA[1] AD ANTONIO GHISLANZONI,
DEDICANDOGLI IL LIBRO.
Alla tua nota satira
Chi porse l'argomento?
Forse i carmi d'un giovane
Da pochi giorni spento?[2]
Forse il Torso di Venere
O il Düalismo ardito,
Che una Musa propizia
Dettava a un erudito?[3] Non già!.... Dalle tue laudi
Fu consacrato il primo;
Tu lo sapesti scegliere
Dal medïocre limo; [4]
All'altro degli stolidi
Soltanto il volgo indegno
Oggi contrasta il fervido
Estro e il robusto ingegno. Forse dell' Inno a Satana [5]
Ti spaventò il concetto?
No!.... Che tu abborri i vincoli
Che strozzan l'intelletto,
E so che, quando mediti,
Ti ribelli ai confini,
Al pensier del filosofo
Imposti dai cretini. È ver, talora il genio
Ama le forme strane,
Ma il pensator sa leggere
Nelle sue cifre arcane,
E sa discerner l'enfasi
Del verso che non crea
Dal balenar fantastico
D'una sublime idea. Spesso il cantor d'Ofelia,
Col labbro d'uno stolto,
Strambi concetti mormora
Ed è di nebbie avvolto,
Ma sempre, come folgore
Che irradia la tempesta,
Risplende tra le nebbie
L'olimpica sua testa.... Evvia!.... se qualche Bécero,
Nelle invalide carte,
Pallia coll'artificio
La mancanza dell'arte;
Se con grottesche immagini
Pochi grulli impotenti
Cercano un vieto elogio
A mal composte menti; Se nella solitudine
Dove ti sei rinchiuso
È giunto qualche cantico
Di giovinetto illuso.
Se un impudente o un ebete
Parlando in metro oscuro
S'imbranca colle vecchie
Che dicono il futuro; Deh!.... non armar la cetera
Colla mordente corda!
Carni di imbelli vittime
Il verso tuo non morda!
Frena, romito Antonio,
La beffarda parola;
Non dir che pochi stolidi
Son la moderna scuola! Serba ai pedanti, agli arcadi,
Lo scherno e l'ironia;
Taglia pei dorsi elastici
Le vesti in parodia;
Non fornir armi ai deboli
Che temono di noi
E che verranno a irriderci
Cantando i versi tuoi. Pensa che ai pochi giovani,
Che vedon l'ardua meta,
Il ben d'un raro plauso
I grami giorni allieta....
E che il maggior cordoglio
Che contristi i gagliardi
È di sentirsi mettere
Col volgo dei codardi.
[1] Questi versi vennero già pubblicati in risposta ad una poesia del
signor Ghislanzoni, dallo stesso titolo, nella quale l'egregio
umorista avea preso a far la satira di certi sedicenti innovatori
letterarii . Più die a rispondere al signor Ghislanzoni, questi versi
intendevano a metter in chiaro la differenza che passa fra costoro e
quelli che operano con vero ingegno. [2] Emilio Praga. [3] Due splendide liriche di Arrigo Boito. [4] Il Ghislanzoni fu il primo che incoraggiò l'ingegno di Praga.
Quando questi pubblicò la sua Tavolozza , l'eminente critico,
parlandone in un giornale cittadino, dava principio al suo articolo
colle seguenti parole: " Finalmente, abbiamo un poeta. " [5] L' Inno a Satana , di Giosuè Carducci.
LIRICHE PREFAZIONE AI MIEI VERSI Esser pöeti è legger nei futuri
Giorni; è spaziar nel cielo delle indagini
Condannate dai timidi cervelli;
Esser pöeti o sentirsi maturi
Quando nel sangue bollono i vent'anmi;
È ridere di tutto, esser ribelli
Alla gloria e agli affanni. Esser pöeti è librarsi giganti
Sull'universo e, in sè raccolti, vivere
Animati da incognita scintilla;
È accogliere del par sorrisi e pianti,
Inni e bestemmie, rantoli e vagiti;
È scrutar con impavida pupilla
I misteri infiniti; È piangere col vinto e coll'afflitto,
Nè al forte, al vincitor, negare il plauso,
Nè armar la cetra d'una corda sola;
È comprender la colpa ed il delitto,
Laudando il sacrifìcio e l'innocenza;
È cantar tra un bicchiero e una carola
Il chiostro e l'astinenza. Prisma novello, col pensiero, i mille
Raggi dell'universo in sè raccogliere
E mutarli in cadenze e in armonie;
Poi fra le genti seminar scintille,
Fatali incendi suscitando intorno,
Turbando il cranio alle persone pie... Continue reading book >>
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