Traggedia Composta per Nocturno Neapolitano. Libro Secondo Interlocutori. Mercurio Chyreresis Rubichea Nobile Fidele Rustico Servitori Musici Almena Pluto Traggedia dil Maximo & Dannoso errore in che è avolupato il fragil & volubile sexo femineo. Mercurio: Nontio: prima dice. Degni discreti & nobili audienti Vi rapresento: una Tragedia in rima In toscha lingua con leggiadri accenti: Di lo error femineo: che 'l cor mi lima E domentre starete a udir: atenti Sentiretevi alziar da terra in cima: Che chi ode: cosa che gli piaccia: e giova Sopra il ciel: da letitia: esser si trova. Vovi mostrar di lo amoroso seggio Le forze grandi: e le pene diverse: Degli miseri amanti: e il lor dispreggio: Il stratio il stento: e le fatiche perse: E come ognhor: piglian le donne il peggio Che le son sempre: ne lo error summerse Et lassano le rose per le spine Come di questa: vederete al fine. Prima vedrete donna: in grande honore: Narrare un sogno: & haver tanta asprezza: Che exaudir mai non volse un suo amatore Per oro: arme: virtù: sangue: e bellezza: Poi come segue indarno ella un pastore Tarda pentita di la sua durezza: Disperata finì: per troppo orgoglio: Hor state attenti: e sol silentio i' voglio. Il nontio si parte: & madonna Chyreresis svegliata vien fuori dil padiglione: & narra quello ha sonniato quella notte: dicendo. Ch. Era già ogni mio senso al sonno: volto E da me il pensier tolto: quand'io vidi Su per floridi lidi: un fanciul sciolto Che havea bindato il volto: & con tal stridi Quai fra Sylla: e Carybdi gente molta Fa: che par che sia tolta: da più nidi: Cusì udiase alti gridi: in l'aspra folta Chi havea libertà tolta: e chi la vita Dove tutta smarrita: i' diedi volta Ma mi fu detto ascolta: il sir: te invita Non da una voce ardita: alta: e virile Ma da più dove humile i fei partita E cusì ala fugita: e al novo stile Tendendo: in luoco vile: in mezo il casso Urtai: fugendo: un sasso alpestro e vile: Dove il sonno sottile: e il corpo lasso: Svegliai e a ciascun passo: ho fra me conte Le cose: al mio mal pronte: e strada: e sasso Ch'io non so se alto o basso: Ducha o Conte Fanciul: huom ombra: o fonte: e che vid'io Ma a me parvemi un Dio. I' ne la fronte: Anche: forsi era un monte: ove ecco udio: Più volte hai lassa: ond'io: da duol obtusa Resto: e vinta: e confusa: e sol disio Chi m'hebba de tal rio tormento exclusa. Chyreresis tace tutta vinta: e confusa di tal scabroso insogno: & in quello Nobile: e Fidele se incontrano: & Fidele dice. Fi. Nobil: salviti iDio cha vai facendo: Cusì mesto: e confuso ne l'aspetto? No. Fidel mio caro: a te solo: me extendo Per scoprirti mia voglia: e il mio concetto. Fi. Di' quel che vuoi che de ascoltare intendo E adimpir s'io porrò quel che hai nel petto. No. Scoprome a te: sì come al padre: il figlio: Chiedendo qualche aiuto: o almen consiglio Sappi amico Fidel: che per mia sorte O trista: o buona: un glorioso aspetto Con accoglienti e sì legiadre: e accorte L'altr'ier me apparve: che mi fe' suggetto: In modo tal ch'io corro a dura morte S'io non sfoco l'ardor ch'io chiudo in petto: Sì che al mal: che fa l'alma mia tapina Chieggioti alcun soccorso: o medicina: E acciò che intendi il tutto: & sappi come Possi aiutar: l'anima mia che langue Chyreresis di questa: è il proprio nome Giovane: riccha: bella: alta di sangue: Il dolce dir i begli occhi: e le chiome: Fan che tutto ardo: e tutto vengo exangue Però Fidel: sì come saggio e pio Piaquati dirmi: quel che far debb'io. Fi. Soridendo fra me quieto son stato: Ad udir il tuo mal: quasi da gioco è Che un huom qual te: d'ogni virtute ornato Accender: e amorza devria ogni foco Non si vol cusì presto: haver lassato: L'ingegno: e al primo assalto: cangiar loco: Ma sempre alciarsi: e haver più l'alma accesa Che un gran cor: si conosce in grande impresa Ma dimmi il duol che ti traffiggie il core Mai palesasti a questa in alcun modo? No. Non ch'io so crude in starte: e poi l'honore Suo fa che a macularlo: entro mi rodo L'altra: son certo: mancheriame il core Dinanti a lei qual sopra ogn'altra lodo: Che questo: è il primo strale: e il primo foco: Che in questa verde età: me arde: e non poco. Fi. Nobile horsù: non più: cotesto: è nulla Faren cusì tu rimarai qui a drieto Et io me n'andarò: godi: e transtulla Lassa lo affanno a me sta un poco quieto Che un messo tale a questa tua fanciulla Mandarò: che serai per sempre lieto Il qual serà una donna: che è messaggia: Dotta: schaltra: sagace: acuta: e saggia E manderolla a te prima che altrove E a pieno scopriraigli il tuo concetto Dicendo il che: il come: il quando: e il dove Disiri: che habbia il tuo pensier effetto Di la qual: reussir vedrai: tal prove Che giungerai de affanno: in gran diletto: Hor non più: i me ne vo: Nobile: resta. No. Va in pace: fa che al venir lei sia presta. Rubichea vien a Nobile mandata da Fidel: e dice. Rub. Idio: da mal ti guardi: almo: signore Un tuo amico fidel: a te mi manda Se per te voi ch'io adopra il mio valore Senza rispetto alcun: hor mi comanda E servirò: con sviscerato core Tua persona gentil: e veneranda. No. Ben venuta: tu sia donna disiata Non potevo veder: cosa più grata: Hor poi: che la mia sorte: m'ha concesso Modo: de uscir: de tanto aspro tormento I' la ringratio: e a te poi: che se' il messo Sopra ogn'altro: il tuo cor farò contento Donna qual s'io morisse: i' mi confesso E dico a te: tutto quel che al cor sento Questa: per cui mi trovo arso: e distrutto. Ru. Basta: non più Fidel me ha detto: il tutto: So il nome: so l'albergo: e la conoscho Non pur desso: ma per fino in fasce Non fu mai tal beltà qui: vista: nosco Qual questa: in che ogni gloria e virtù nasce: E s'ella fusse ben fera: de bosco La humilierei: che in sangue human si pasce: So il tutto: apien ti servirò: con fede Pur ch'ebba il mio servir: qualche mercede. Nob. Mi meraviglio assai: che tal parole Tua saggia lingua: inadvertente spande. Rub. Tal cosa dir signor: molto mi dole Ma son povera: & ho la spesa grande. Nob. Servir con vera fede: ognhor si vole Che la robba: resurge: in tutte bande Se me trai fuori: de sì accerba rabia Donotti: un de più bei pallaci: chi habia. Rub. Hor non più: donque: sol la degna: offerta Tua magnanimo signor: m'ha sodisfatta Se in cotesta arte: mai mostraimi experta Hor mostrerommi: & fia tua voglia fatta: Che s'io me affronto sieco: i' resto certa Che non serà dal mio voler: ritratta Hor a' fatti signor vado a la prova. No. Va: dagli questa: e vien con bona nova. Rubichea si parte & vassene a Madonna Chyreresis con dua cestelle de varie sorti de lavori mostrando venderli per venir sieco a parlamento: & ritrarla al voler de nobile cusì dicendo. Ru. Dio vi salvi madonna. Chy. ben vi vegna. Chi domandate? Ru. Voi. Chy. siai ben venuta Perdonami: chi sete? Ru. una che insegna Dil rechamo gentil l'arte compiuta: E per ch'io so: che ognuna haver se ingegna Qualche cosa gallante non viduta Vi porto dentro queste mie cestelle Opre che al mondo non fur mai più belle Guardate qui madonna: che lavori: Vedesti mai cusì fatte cordelle? Chy. Che cosa è quella? Rub. un pettoral a fiori. Ch. E queste? Ru. son da cappo: redeselle. Ch. Questi altri poi? Rub. Questi altri: son strafori E queste son d'or fino: cadenelle. Ch. Vostra virtù madonna: me innamora. Ru. Voi non havete visto niente anchora In queste altre vi son punti incrosadi: Punti in aere scritti: e punti ermini: Ciprioti Iudaichi. e incadenadi Groppi frisi relievi e gorgiarini: Fiocchi. agnusdei punti da razzo: a gradi: De argento. e d'oro borse. e cordoncini: Et opre antique. e moderne divise: Con fogge nove de diverse fise Sì che se cosa alcuna vi tallenta Dite. questo mi aggrada. e quel. mi spiace. Ch. Quel pettoral a fiori mi contenta Che pollo mo valer? Ru. Quel che a voi piace Ho rifiutato de esso. libre trenta Di che ciaschuno. non si può dar pace: Che 'l sia sì bello. ma niente di manco. Quel che volete. i' vo' né più né manco. Ma perché sì gentil. i' vi comprendo. I vo' fidarmi. discoprivi il tutto. Perché più che certissima mi rendo Ch'io non mi partirò. senza far frutto Aciò sapiate tal cose. i' non vendo Ma in farvine un presente. ho sol construtto E s'io mi fei maestra. a dirvi il vero. Fecil sol per scoprirvi. il mio pensiero. Ma son messaggia. d'un pien di bontade E di bellezza più d'ogn'altro: assai Il qual veggendo un dì. vostra beltade Restò tutto arso d'amorosi rai. Dove astretta. da prieghi. e pietade Messumi a far quel ch'io non feci mai E per suo nome. i' dico este parole Che lui. vogliando voi. vostro esser vole. E questa letra de sua man torrete. Qual dil suo sangue. e pianto è tinta. e mista. Ch. Donque queste son l'opre. che vendete. Che doveresti vergognarvi. trista. Ru. Madonna. per schivar scandol. tacete. Che sol infamia per gridar. se aquista. Ch. Che sì. ch'io ti farò domar la schena. Ru. Madonna. il messagier. non porta pena. Ch. Partite presto. femina cativa. Non dimorar più qui. vane in mal punto Di' a chi ti manda. che più non me scriva Che del suo amor. mai non ne feci. cunto Guarda esta falsa. che era co' inventiva Venuta. de lavori de ogni punto A molestarmi e zanzarmi in le orecchie Che maledette sian. sì fatte vecchie. Rubichea sconsolata: & paventosa de la cativa risposta fattagli si parte: & se incontra: in Nobile il quale sitibondo a longe in questo modo dice. No. Che buone nove habiamo: Rubichea? Ru. Male signor fin st'hora. No. come male? Ru. Questa altera: superba: ingrata e rea: A la qual prego human: non giova: o vale Più ch'io lodo: sua fronte semydea E ch'io gli scopro tua ferita: e il strale. Men cura mie parole: e il tuo servire Minaciandomi dar pena: e martyre Ben con mille arti insidiose: e nove In tutte le maniere: e in tutti i modi O cerchato de far valide prove: Mille reti tendendo: e mille nodi: Ma ognhor da lei tanta durezza piove Che più che i marmi stan sui: sensi sodi Hor: non l'havendo: al primo tratto: accolta Convien: ch'io vi ritorni: un'altra volta. No. Examinato: senza spirto: e core: Son stato a udirti e di sospiri pieno E veggio a trarmi fuor di tal dolore: Ogni soccorso tuo: venirmi a meno: O destin mio fatale: o cieco amore O volto divo angelico: e sereno: Habiate dil mio mal: qualche mercede Ch'io no so: ovonch'io vada: o ferma: il piede Rubichea mia: poi che la sorte adversa Non vol che 'l mio disio iusto habbi luoco Ma tua faticha e mia servitù persa: Vol che sia: & ambe dua: tenuti a giuoco: La flebil vita mia: sia sempre immersa In lagrime: in sospiri: in laccio: in fuoco E se non trovo alcun: che mi conforte Con queste propria man: darommi morte. Rub. Nobil signor: una de duo farai: O ch'io tornerò a lei: un'altra volta: O ver: personalmente: tu anderai: Che da doglia per te divengo stolta. No. Aymè: animo: e ingegno: n'harrei mai: Né lingua: in dir una parola: sciolta: Anzi: in quel ch'io gli havesse il parlar porto Resteriama nel petto: il spirto morto. Rub. Hor concludo per me: gentil signore Che vogli andar te stesso a sua presentia: E narragli l'interno tuo dolore: Che 'l serà forza in ciel: trovi clementia Tu sei bello gentil: riccho: hai favore: Pien de gratia: virtù: seno: e prudentia Donque vatene a lei. lieto e iocundo. Nob. I' son contento. benché tremebondo. Nobile si parte e vassene a Madonna Chyreresis. & andando fa oration a Cupido suo signore dicendo. Nob. O fanciul sacro. o glorioso Nume La cui potentia. ha forza in terra. e in cielo Spira in me. tanta de tua gratia e lume Ch'io scopra. l'ardentissimo mio gelo. E sopra questa. tue dorate piume Disserra. sì che cangi modo e pelo E fa che ascolti il suon. dil mio lamento Se. è ver che tu sia dio. come dir sento. Cusì orando a Cupido. giunge a Madonna Chyreresis. e dice. Nob. Madonna salutarte. aymè vorei Ma perché basso i' son. a tua eminentia Prego per me supliscan gli altri Dei. Mandai dinanti. a tua regal presentia Ad offerirmi con parlar discreto E tu. gli desti come sai. licentia. Ma se 'l messaggio mio. fido & secreto Non hebbe. qual credea. da te risposta Forsi ch'io mi farò più tristo. o lieto Se l'humil dir mio non ti noce. e costa. E se fra le più belle. hai sola il vanto Meglio che al messo: a me serai disposta Sappi. dapoi che udio. tuo dolce canto. Di quello. e tua beltà tanto me accesi Che sempre insino ad hor son visso in pianto Et son miei sensi. sì legati. e presi. Ch'io son constretto. a dimandar mercede Né il saprò dir. che in ciò mai non me extesi. Che tu se' il primo tu. che 'l core. e il piede Mio. volse a tua beltà mia lieta sorte Come il volto e i pochi anni ti sian fede Sì che se mie parole en poco accorte. Madonna. incolpa sol tua gran beltade E il novo amor. che mi conduce. a morte. Chy. A me par strano forte tai parole Che dirmi non si sole. & non bisogna Devresti da vergogna. fugir via Chi credi tu ch'io sia. va far tuoi fatti. Et non usar tai atti. un'altra volta. No. Madona. non mi ascolta. o iusto Iove Qui bisogna altre prove. o miei serventi Portate qui gli argenti. perle. & l'oro. Et ogni mio thesoro. che con quello Spero uscir di flagello. e darmi aiuto Fattegli un bel saluto insino in terra Madonna in cui si serra. ogni beltade Ecco mia facultade e mia ricchezza Che a tua tanta bellezza: i' la presento: Per quietar il tormento: che mi sforza E l'alma: e la sua scorza: e al tuo comando D'amor sol te dimando una sintilla. Ch. Io non son nata in villa: in selva: o in boscho E se tu non sei loscho: e che tu intendi So che vedi & comprehendi apertamente Ch'io son riccha: potente e d'alto sangue E se alcun per me langue: i' non mi cura Che al honor sol procuro: e però pensa E il tuo thesor dispensa in altro loco Perché quel stimo poco: e men te appregio E se ben: bello egregio: sei: e honesto Partiti de qui presto per men male. No. Aymè che 'l non mi vale: amor né priegi Né par thesor la piegi: né miei pianti O infortunati amanti: o sorte: adversa Che pietà sia sì persa: a i dolor nostri Forsi coi canti vostri: o car compagni A' miei tormenti: e lagni i' darò pace E però se 'l vi piace: il dolce canto Per me movete alquanto: a questa altera. Quattro Musici in exortar Madonna Chyreresis ad amar: chi per lei more: cantano questa barzalletta. Mu: Dapoi notte: vien la luce. Chi è in fortuna, porto, spera: Perché dal matino, a sera: Varie cose il tempo, adduce. Dapoi notte: vien la luce. In cor nobile: e gentile Non regnò mai crudeltade Un servir verace, e humile: Sempre, de' trovar pietade Una volta: tua beltade Vivo e morto: ho per mia duce. Dapoi notte: vien la luce. Servirò continuamente: Giorno, e notte, al ben, e al male Se da me faraite absente Non dirò per questo: vale Anci a te, stenderò l'ale Che sei tu, che al ciel, me induce. Dapoi notte vien la luce. Ma non esser, tanto dura Che potraite un dì pentire Spiace al ciel e la natura Far a torto, un huom. languire: Aymè sento, che al morire Tua beltade, mi conduce: Dapoi notte vien la luce. Ioventute presto passa: Tanto se ha quanto, se accoglie: Quella pianto, e ciaschun, lassa Che non frutta se non foglie: Però adempi ognun sue voglie Fin che 'l tempo in lui riluce. Dapoi notte, vien la luce. Finito il canto Nobile a madonna Chyreresis dice in questo modo. Se amor, priego e thesoro, mai non ti vinse Forsi dal dolce canto serai vinta: Che Orpheo, con quello, a Pluto lira, extinse Et ogni infernal furia, hebbe suspinta. Ch. Se 'l tuo dir sdegno, in petto, me dipinse Hor son di sdegno, e crudeltà sì tinta: Che se presto da me, non te disparti: Quanto, che sia il mio amor farò mostrarti. No. Aymè, che cosa è quel che dirti sento: Donque per troppo amar, merito questo Dhe dio quando serà che un sol momento: Non me sia il volto tuo contrario, e infesto Dhe fuss'io dil vital mio corso, spento Poi che a Madona, i' son tanto molesto: Che meglio mi saria perder la vita Che far dal suo bel viso dipartita Ben mi lamento ma son poco inteso, Che s'io dimando pace, i' trovo guerra Da chui cerco schermirmi resto offeso: Quando esser penso in ciel, mi trovo in terra Più che amorzo la fiama son più aceso Più ch'io ralento il corso più el passo erra O legge aspra d'amor, o rea mercede: A tanta servitute, a tanta fede. Nobile lamentando si parte: & Rustico sopra giungendo propinquo a la casa di madona chyreresis: & ivi in alcuni campi metessi a lavorare cusì dicendo Rus. Suol ciaschadun dapoi lungo exercitio Per substentarse alcun cibbo comedere Però i' voglio, provedere: Che ancho, gli mal pasciuti buoi, mal arrano Qui fia la mensa mia, qui fia 'l mio hospitio E come gli altri Agricultor preparano Il viver lor: cus'io qui, mi ricovero: Che lieto è il stato mio, se ben, è pover O benedetta terra, la qual pullula Ad ogni humano, & ogni fera, il vivere Che s'io sapesse scrivere Direi di te, più che de Enea, Virgilio: Ma perché sol cantando, mia voce, ullula: Dolce zampogna, prestami il tuo auxilio E, suplici in Canzon, Sonetti, e Pistole Sì come già vincesti, mille Fistole O quanto ben natura se, con ordine Monti, coli, campagne, mandre, e pascoli E le Femine, e Mascoli: In terra, e in ciel, domestiche, e silvatiche Benché instabil fortuna, spesso mordine: Contra la qual nostre ragioni, o pratiche Non vaglion: che sa farci, e grandi, e piccoli Vil servi, alti finor, poveri agricoli Noi rationali, siamo assai più nobili Che tutti gli altri dil presente seculo: Ma quando ben mi speculo. Ne le piante, ne i prati e ove si semina: Veggio che siam di quegli, assai più mobili Dil che mi duol, d'esser nato di femina: Per esser nostra sorte, a noi sì varia E l'invida fortuna, ognhor contraria. Ch. Si rasserena l'aria, a i dolci accenti Et raquietase, e venti per udirti Ma tristi hor soe miei spirti: perché, resti Forsi par ti molesti: mia venuta Come l'alt'ier che muta: era tua voce: E, dapoi via veloce: ti partisti Dove gli Spirti tristi: miei restaro Ma se 'l mio amor te, è caro: hor fa ch'io te oda Che par che l'alma goda: de tua gratia Di che mai non son satia. Ru. hor vane stolte Mia orechia non te ascolta: e ad altro attendo. Ch. Partirmi mai non intendo. Ru. adonque resta. Ch. O bella, e bionda testa: o dolce imago Se tu sei bello, & vago: n'esser crudo Ah quanto questo, è nudo de pietade Già fugito, è duo fuate: & io dolente: Resto col corpo absente: e non col core Ah quanto feci errore: a non tenerlo S'io posso rivederlo: per ventura Sorelle habbiate cura, al cor de Tygre E non siate pigre: a quel dirovi Ma ognuna forza provi: bisognando Aymè, che gir mancando, l'alma, i' sento Perch'io resto in tormento, e il cor va seco. Rustico fuggie: & ella sconsolata resta: & in questo Nobile vigne: & salutando madonna Chyreresis: armato dice. La pace di collui, che tutto move Sia teco donna, hor dil seculo nostro E inspiri tue bellezze excelse & nove: Che de un medesmo cor sia 'l voler nostro Che di me fatto havendo tante prove Che ne rissuona, fin dal borea a l'ostro Devresti pur se è ver, gentil sei Haver pietà de' miei sì lungi omei. Tu sai che sola, tu me apristi il petto Et sola sei, che me poi dar rimedio, Tu sola fusti che nei lacci stretto M'hai col bel viso e avolto in dolce tedio Tu sola fusti che per tuo dilletto: Ponesti il cor mie tristo in grave assedio: Tu sola sei che col bel sguardo accorto Mi puoi far tornar vivo, essendo morto. Sia donque benedetto, il primo sguardo Che fu cagion de farmeti sugetto Sia benedetto il fuoco, nel qual ardo: E il colpo che per te, porto nel petto Sia benedetto il velenoso dardo: Che a dolce morte spesso m'ha constretto Sian benedetti i lacci e le cathene Che mi tengono avolto in dolci pene: Mai non sia del lodar mia lingua stancha Tua divina beltà che al fin mi mena: Mai fin che 'l debil fiato non mi mancha Resterò dir, di tua faccia serena Mai sia la vita mia libera o francha In sopportar per te sempre aspra pena Mai fin che non mi sei foco de gelo Mai non starò, de alciar le voci al cielo Donque donna gentil, piaquate aitarme Ch'io son d'ogni altro il più forte in battaglia Eccome in punto guarnito, a tutte arme E questa spada, ogni armatura taglia Et vogli in qualche effetto tuo, provarme Che l'huom forte, si vede in gran travaglia: Ascolta quanti millitando ho vinti Quai feriti, quai presi, & quali extincti Qual simplice fanciul, che gira intorno E doppo il giro, in terra lo transporta Tal io de tua beltà, sì vinto e storno Trovomi: che ho dil dir la strada torta Volea dirti fin qui, dal primo giorno Quanto per te mia vita duol supporta Ma il timor, la speranza: il giaccio e il foco Spinse mia debil mente, in altro loco. Chy. O quanto sei dapoco vile e tristo Che ancor far di me aquisto, fai pensiero Dimonstrandoti fiero, in atto humile Ognhor con novo stile: e novi inganni Né te accorgi che gli anni, indarno spendi Et anchor non ti mendi: ma ti acerto Che un dì sarati offerto: altro che amore: Non ti varà il furore: che dimostri Se ben combatti, giostri, e sei gagliardo. No. Dhe per che al venir tardo: e quel che dici Se mi fusser nimici, gli animali: Quadrupedi, con l'ali: & ogni humano E ciaschun mostro stranno. crudo, e reo Più che Hercule, Perseo, Hettor, e Achille: Io getterei faville. Chy. hor su, ti 'l credo Ma però non aciedo, a quel che brami. No. Et io forza è, ch'io t'ami. Ch. & io non voglio. No. Polesser che sei scoglio. Ch. io son più dura. No. O mia disaventura, o vita accerba Che esta ingrata, e superba, mai si mova Anci il pensier rinova: più severo: Ma pur, quantonque mai, giunger non spero Non sia ch'io resti ognhor, scoprir mia fede Mia servitute, e l'amor mio senciero Fin qui premiato, aymè, di rea mercede E doppo il pianto doloroso, e fero Qual mostra quanto l'amo, e lei nol crede E le dolenti notti, e i giorni bui Che mi fan dir tapin, chi son chi fui. Spesse fiate, sotto le tue mura Lasso vengo la notte lagrimando Dicendo sacra, e angelica figura: Pietà dil stato mio, sì miserando E con doglia, timor, pianto, e paura E a morte, e a te secorso, o fin dimando E poi che acciò, non ho risposta alcuna Parto qual nave spinta da fortuna: Cusì al mio albergo, vo lagrimebondo Dove un pellago fo, con miei lamenti Del pianto, faccio il mar, largo e profundo Degli sospiri, gli rabiosi venti Degli singulti, il tonar furibondo E degli gridi, i fulmini cocenti O miracol de amor, che de uno amante Lo albergo, i' facci un mar, lui navicante: Hor poi ch'io vidi tua radiante imago Lassato ho studii piaceri, e compagni E in seguitarti donna, i' fui sì vago Che mai nol penso, che 'l volto, no abagni Cusì de pianto, e de suspir, me apago Questi en gli premii miei, questi i guadagni Se morte il vital corso mio, non troncha Vo farmi citadin, d'una speloncha. Ivi almen so, che me odiranno i sassi: E al mio dolor risponderanno, i monti: Ivi al men so, che gli sospir ch'io trassi E quei ch'io traggio, ad uno, ad uno, fien conti Ivi al men so, che le fatiche, e i passi Fian note, a selve a boschi, a fiumi, e a fonti: Ivi al men so, che ogni fera sdegnosa Fia più che te: dil mio penar pietosa. Nobile partesi: & Rustico vien cantando al solito suo exercitio in questo modo dicendo. Rus. Sia benedetta Cerere, e Filia Che gli campi e gli prati hanno in custodia Et maledetto chi odia Queste per Iris, che grandine germina: Sia benedetto quel che alegra e humilia Che senza lui, senza piacer si termina Che l'ombra sol soave de' suoi pampani: Più che ogni suono e canto, il cor avampami. Chyreresis sente Rustico: & dice a le sue donzelle Chy. Sento cantar levate, e quiete andiamo Ad che fuggi s'io t'amo, ah volto adorno Siatele tutte intorno. Rus. aymè, che fate. Chy. Per niente nol lassate. Rus. hor su, che vuoi. Chy. Sol veder gli occhi tuoi, e il caro viso. Rus. O, o, che ioco, riso, e piacer sento Guardami i' son contento acio me lassi. Chy. Dhe perché son tuoi passi, tanto in fugga Voi tu ch'io mi distrugga: ah crudel orso Se me puoi dar soccorso, con un sguardo. Rus. Non più che 'l tempo è tardo, e gir men voglio. Chy. Aymè, non tanto orgoglio: crudo sei. Ru. Lassate, i panni miei. Chy. serai lassato: Ma prima a te mio stato, i' vo scoprir. Rus. Parla non mi tenir la mano adosso. Chy. Vorrei dir, ma non posso: perché quando I' ti vo contemplando, e fisso penso El mi mancha ogni senso: & resto persa. Rus. Se ben fusti summersa, e che fia poi Perché se tu mi vuoi e i' non ti voglia senti pena, e doglia, tu la merti Mi parto. Chy. eh non volerti, anchor partire. Ru. Anchor tu m'hai da dire. Ch. aymè, che mai Non finirei miei guai, e più mi strugge Che tua beltà mi fugge: ond'io m'accoro Dhe dimmi car thesoro, esser pò questo Che tu fia sì molesto, a cui, te adora: Non poi star meco un'hora: e pur gli è tale Che non gli parria male, restar morto: Se sol per suo conforto, un dolce sguardo Mio, non gli fusse tardo, e anchor mi segue Chiedendomi ognor triegue o morte, o pace Ma perché sol mi piace, tua figura De lui non facio cura: & te sol amo Et solo invoco e chiamo: il tuo bel nome: Hor dimmi donque come: se altrui lasso E a te sol stendo il passo: non mi extimi Forsi che ti delimi, de altra donna: Dimil cara collona, e mio sostegno. Ru. Voi saper dov'io tegno: il mio pensiero Et in cui penso e spero: hora me ascolta Sappi la mente ho volta: non in femine Ma in parti, in campi, in semine, e in raccogliere Varii frutti che togliere la fame Sogliono e impir le brame, a' corpi humani Ma sian da noi lontani: e prati e campi Tu mi dici che avampi: pel mio volto E un altro, è per te stolto: anchor m'hai detto Guarda che belli diletto, o ben confassi Che fuggi gli suoi passi: & io i tuoi fuggo Ma mai sotto il tuo giuggo: non me tiri Dimmi perché, i martyri: e gli suoi pianti Non movon tuoi sembianti: ad aiutarlo. Ch. Per ch'io non posso amarlo. R. e anch'io non posso Ponerti amor adosso: e però resta: Femina pronta e presta, a mia ruina Che a questo non se inchina, la mia mente Anci per sempre absente: ad hor mi fatio. Rustico partesi sdegnato: & Chyreresis dogliendosi dice. Chy. Credo che donna sotto il ciel anchora Mai di me non fu vista, più infelice Seguo chi me odia, e fuggo chi me adora Pipistrel fommi: & posso esser Phenice Pur s'io non ho costui forza è ch'io mora Che a me star senza lui, viva non lice Non posso più cusì vol la mia sorte Pon sol duo in me, lui prima, e dapoi morte. Chyreresis tace: & Nobile sopragiunge vestito da dottore: & salutandola in questo modo dice. No. Quel pharetrato, cieco, alato, e nudo Che ogni dur petto, intenerisce, e scalda Quel fanciullin, spietato, orrendo, e crudo Che dato il colpo suo, mai più non salda Quel contra il qual, non giova elmo né scudo Né fuggir per stagion fredda né calda Quel te saluti, e se dormi ti svegli E che alquanto me ascolti te consegli Dapoi per gratia al men se non per merto Piaquati haver pietà, dil mio tormento O farmi un qual segno, ch'io sia certo Che non sen porti, mie parole il vento Che se ben d'altro gaudio, resto incerto Pur ch'io veggia me ascolti i' mi, contento Che non v'è doglia più spietata, e molta Che narrar suoi martyri, a cui n'ascolta. Ecco che a iusti prieghi il ciel, si move Ecco già fato a me, l'aer sereno: Ch'io veggio le bellezze excelse, e nove: Firmate ad ascoltar, quanto ch'io peno I' non so chi lodar, Cupido, o Iove De tanta gratia che mi cade, in seno Ma pur vedendo aperto, il paradiso Convengo a te voltar: la voce, e il viso E perché forsi, non comprehendi quanto Vivo in martyr, dapoi ch'io presi amarte Vogliotil palesar con duro pianto De sospir, in sospir, de parte, in parte E se non bagni il volto divo, e santo Pietosa né gentil, potrò chiamarte Che chi sente un che pena, a cappo basso Si move alquanto, se non è, di sasso. Chy. O quanto nudo e casso sei d'ingegno E come a sdegno: tua presontione Mi move, che cagione, ho farti offesa Ma se più a tal contesa: un'altra volta Vien tua persona stolta: con reo scorno Farà adietro ritorno. Nob. ah cor di scoglio Se a gran ragion mi doglio: per che sempre Son più dur tue tempre. Ch. hor non più omai Che gli sospiri, i guai, gli affanni, e i pianti C'hai fatto & farme inanti: al vento en sparsi. No. Sai perché me fur scharsi: i tuoi soccorsi. Ch. Mai non ti tenni, in forsi, anci, più aperto: Ch'io seppi, ti fei certo: i' non te amava. No. Et hor tua voglia, è prava: come prima: Ch. Gli è più, e men fo stima: ch'io facesse. No. N'hai le voglie rimmesse: in farmi torto. Ch. Ti vorrei veder morto. No. morto. Ch. sì. No. Tu voresti cusì. Chy. sì ch'io vorrei. No. O iustitia de i Dei: ve è pur palese Gli tormenti, le offese: e le querele E la voglia crudele: di esta serpa Che l'alma e il cor, mi sterpa: fuor dil petto Credea con intelletto, alto aquistarla E da sdegno ritrarla: o mia ruina: Che non mi val dotrina: suono, o canto Richezza, riso pianto o stil di Marte: Hor donque oprar altr'arte, al tutto intende Sotto sopra volgendo, ogni quaderno Fin che a me de lo inferno: vengi Pluto: El qual farà compiuto il voler mio Che a lui volse, il disio: quando che nacque O cieli, o terra, o aqua, o fochi ardenti O sol, o luna, o stelle, o luci, o lumi O pianeti, o influentie, o corsi, o venti O lagi, o stagni, o rive, o fonti, o fiumi O monti, o boschi, o selve, o piaggie, o campi O caverne, o spelonche, o antri, o dumi O fiamme, o focho, o ardori, o braggie, o vampi O mari, o spiagge, o scogli, o rive, o porti O pioggie, o nevi, o tuoni, o eclypsi, o lampi O ombre, o sogni, o spirti, o vivi, o morti O herbe, o frondi, o rami, o fiori, o frutti: O sciagure, o fortune, o fati, o sorti O singulti, o sospiri, o pianti, o lutti O giorni, o notti, o speranze, o timori: O domicilii, o togurii, o ridutti O scorni, o biasmi, o spaventi, o terrori: O paci, o guerre, o lagrime, o sospiri: O angustie, o stenti, o stimuli, o rancori: O incendii, o stratii, o tormenti, o martyri O augelli, o pesci, o homini, o Dei O messagieri, o novelle, o disiri: O satyri: o fauni: o semidei: O Nereide: o Nappee: o Amadriade O voci: o gridi: o ulluli: o omei O Nimphe: o Dee: o inuane: o naiade O pastori: biffolci: o mandre: o greggi O pascoli: o capane: o troggi: o strade O corone: o stati: o mitrie: o segi O gioie: o perle: o austri: o gemme: o pietre: O vittorie: o trophei: o palme: o preggi O archi: o strali: o saette: o pharetre O pernaso: o Elicona: o pierii schanni O suoni: o canti: o rime: o corni: o cetre Voi veri testimonii, de' miei danni: Venite al suon de mie voci tapine Ch'or giunta, è l'hora, omai, de uscir d'affani Che queste membra, misere, e meschine: Voglio hor con questa mano, ardita, e francha Per contentar amor: condurle al fine Ma: l'alma afflita, tormentata, e stancha Spero che gran vendetta, ottegni anchora Se iustitia dil Ciel, qua giù, non mancha Che una fede verace: a l'ultim'hora Un raro amor: un servir sviscerato: Debbia condurmi: e causa esser ch'io mora Ma perché il tutto ho fino a qui, tentato Ecetto un punto, periglioso, e forte Prima ch'io stesso impiagimi il constato Chiamar vo' il Dio di la tartarea corte. Nobile si parte: & madona Chyreresis dice a le sue Donzelle. Ch. Silentio, udir mi par la voce, amena In che sta la mia vita, e la mia morte Levati suso Angelica, e tu Almena E in veder se gli è quello hor siate accorte. Al. Gli è quel madonna. Chy. o voce de Syrena Che humilmente mi tira, a dura sorte. Ru. Poi che ognhor, quando al proprio ben, sto intento Mi sturbi: resta, e spargi il fiato al vento. Ch. Eh non voler partirte per men male che tu saresti causa de mia morte. Ru. Et io ti vo' fugir, furia infernale Uscita fuor, di le Clutonee porte. Ch. Eh car conforto de mia vita frale: Habbi pietà de la mia dura sorte Che se mi lassi sola, in queste selve Darommi in pasta, a le silvestre belve. Ru. Tu meriti ben, de esser devorata E haver per urna, il ventre de le fiere. Ch. Dhe perché la tua voglia, è sì spietata Perché non segui le amorose schere. Ru. Oltra in mal punto, serpe avenenata Vipera, ascosta, de opre, e di maniere Mai più non me vedrai, per tempo alcuno Tanto andar vo' lontano, da ciascuno. Partesi Rustico, & non torna più: & Nobile viene a Madonna Chyreresis vestito da negromante a' suoi servi dicendo. No. Aspettateme qui: dateme, i libri Che non bisogna meco, vengi alcuno S'io vo' che altrui, dil gran mal, me delibri Per ch'io faccio ond'io vo', l'aer sì bruno Che animal non v'è al mondo, sì feroce Che stando là, non brami, esser degiuno Orrendo gride, e paventosa voce: Fumi, puce, tempesta, tuoni, e foco Con furor tal, che 'l ciel penetra, e cuoce Si vede, e sente: e questo seria un gioco Se per poca sientia, o tema, il mastro Non fusse tratto giù nel stiggio loco Io che son quello ardito qual, Geroastro Men vo coi spiron d'amor, sprezzando morte Che cusì vol, mio inexorabil astro. Eccome qui, venuto per vie torte Vestito in punto, a far lo experimento Et ho qui il libro mio, valido, e forte Senza altro scongiurar, senza argumento Apprendo questo, pien de linee, e segni Charattere, & figure, harò il mio intento E tu signor, de i tenebrosi regni Che sempre stai parato, in ogni banda S'io appro il libro: prego non ti sdegni: Che 'l convien, de mia pena miseranda Ch'io cerchi ussirne, over ch'al tutto, i' mora. Plu. Io son qui presto quel che vuoi, comando. No. Io ti comando, Pluto, che in breve hora Tenti Chyreresis, de l'amor: mio Ch'io non trarotte più, dil seggio, fora Et fa che muti in tutto, il suo disio E che la voglia, quel che hora, non vole Hor va, che fin, che, torni, te expetto io Et sappimi ben dir, se la si dole Mentre che la molesti, e torna tosto E nota ben, suoi cenni, e sue parole Vanne veloce, & fa quel che thi imposto. Pluto tornato da l'impresa senza operare dice. Pl. La forza de virtù sforza mia forza Indarno mi mandasti, e indarno torno Per una pietra che l'inferno sforza Qual ella sempre ha in dito notte e giorno E l'altra poi, per la virgena scorza Che la natura, gli rivolse intorno Hor fatto havendo al tutto, ogni experientia Né potendo altro far, dammi licentia. No. Poi che ho contrario il: ciel, lo abisso, e il mondo E che tu che n'hai vinte tante, e tanti Non hai possuto farmi un dì iocondo Darò con questa man fine, a' miei pianti Partite, & vane, al luoco tuo proffondo E senza lesion, de circonstanti E per ch'io son d'ognun più afflito, e mesto Senzo fallo verroti a trovar presto. Pluto dispare, e Nobile sconsolato si parte: & di là un poco torna, dogliendosi fra lui, e dice No. O quanto in tutto è prive d'intelletto Quel che in volubil dona, ferma il core: Me havevo di costei fatto suggetto: A doglia a stratio, a danno, e a dishonore Et hora ho inteso, che in un vil negletto Ha fermata sua speme, e ogni suo amore: E per più mia vergogna e più suo scorno Lui fugge & ella il segue, e notte e giorno O reo destin a che condotto m'hai: Che de un rustico meno i' sia tenuto: El non serà già vero, che più mai Donna ami alcuna, o ch'io gli chieggia aiuto Sia maledette, le fatiche, e guai Et l'essergli sì caldo, sempre futo: Hor non più: per sempre escho, di tal ballo Che è da excusar, per una volta, il fallo. Nobile partesi colmo di sdegno: & Chyreresis inteso che Nobile ha scoperto tanto errore e viltà: conclude non viver più: ma per extinguere la infamia, purgar lo errore: & essere a l'altre exempio, vol totalmente a le silvestre fere in pasto donarse, dove viene scapigliata dicendo. Chy. Potentia immensa, de gli acuti strali: De amor protervo, che fa, il giaccio, foco Et foco, il giaccio: & varia, gli mortali Breve tempo, e pur ch'io temeva poco Le saette amorose: hor son sì accesa Che da spasmo, e martir non trovo loco: E per più mia vergogna, e più mia offesa Fugo chi m'ama, & seguo chi me offende: La propria pace, havendo ognor contesa E più dentro de l'alma, anchor me incende Che Nobile de Rustico, hasse accorto Et me lassando, altrove il passo, extende E l'uno, e l'altro ha da me il camin, torto Et è ben iusto: però che la Nave Che haver periglio vol, non merta, il porto: O maxima sciochezza, o error mio grave: O mio insano appetito, che m'induce Al doloroso fin, o voglie prave Quel gran clamor quella gente, e quel Duce Che sognando me apparve, era la insegna De Nobile che a morte mi conduce Quel urtar, poi nel sasso, era la indegna De Rustico persona, nella quale L'alma pensando, pur si strugge, e sdegna O mio poco saper, chaduco, e frale: Anci mio reo disio, vile e severo: Dal qual deriva, ogni mio scorno, e male Perché non hebbi il cor, sì acuto, e intiero Ch'io pensasse: ah volubile, & lassiva: Che 'l lognarsi ne l'alba, è sempre vero Per mia caggione i' son d'ambe duo priva E non solo di lor, ma di l'honore Donque non lice più, che al mondo i' viva Voi iovencelle, che seguite amore Aprite gli occhi ben: pensate al fine Che 'l pentir nulla val dopoi, lo errore Hor per dar fin, a tante mie ruine E punir mille errori, in un momento Volgomi, a esti aspri, bronchi, e acute spine E tanto ardita extenderommi drento Ch'io giungerò, tra le arabiate fiere Che adimpirano il mio disiato intento E questa membra mie, che hor sonno intiere Fien fatte in mille parti, e il spirto lasso Fia tratto al centro: da le infernal schiere Ma pria ch'io giunga, a cusì accerbo passo Perché alcuna, no incorra in tanta asprezza Questo Epigramma iscrivo, in su esto sasso: Per disprezzar, virtute, e gentilezza E per amar, ignorantia, e viltate Chyreresis il passo a morte, adrezza Hor spechiateve in me, voi, che restate. Stampata in Milano per Magistro Gotardo da Ponto ad instantia Domino Io. Iacobo & Fratelli de Legnano Anno domini M.ccccc.xyiii. Adi. xx. de Novembre. Edizione del 1519 [Illustrazione: frontespizio] Impresso in Milano per Rocho & fratello valle ad instantia de miser Nicolo da Gorgonzola. Nota del Trascrittore La trascrizione di quest'opera è stata effettuata sulla base dell'edizione pubblicata nel 1518. Si è cercato, pur modernizzando il testo per alcuni aspetti, riguardanti essenzialmente le convenzioni tipografiche dell'epoca, di mantenerlo il più possibile fedele all'originale. Minimi errori tipografici sono stati corretti senza annotazione. Si è fatto riferimento anche a un'altra edizione (1519), della quale al termine del testo è presentata l'illustrazione di copertina unitamente ai dati di pubblicazione. --- Provided by LoyalBooks.com ---