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Opera nova amorosa, vol. 1 Strambotti, sonetti, capitoli, epistole et una disperata   By:

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First Page:

Opera nova amorosa de Nocturno napolitano ne la qual si contiene.

Strambotti Sonetti

Capitoli Epistole

Et una disperata.

Libro primo

Strambotti ad amicam.

Soglion tutti i felice, e lieti amanti Spesso nanti lor dolci inamorate Andar, con dellettevoi versi e canti Per exaltarle, e per trovar pietate Et io, con mesti accenti e flebil pianti A tue maniere crude & dispietate Vengo: e dimando poi che 'l vol mia sorte Da tue man non più tante, una sol morte

Ma pria ch'io giungea a disiata morte Vo' palesar mio stato a tutto il mondo Et vo' gridando suspirar sì forte Che se odirà nel cielo, e nel profundo Strade, sentier, muri, fenestre, e porte Voi che fusto al penar mio furibondo Sarete ancho al finir mio, che sia presto Poi che d'un tanto amor, il premio è questo

Voi tutti intorno che ascoltate questo Flebile, horrendo e lachrymoso canto Fatto che harrovi il mal mio manifesto Sarete sasso non doprando il pianto Che se al mondo mai fu tormento infesto Gli è il mio che de tutti altri porta il vanto E ognun move a pietà, se non costei Che non cura lo abysso il mondo, o i dei

O voi omnipotenti & iniusti Dei Da cui tutto il mio mal nasce e deriva Udite almanco mei dogliosi omei Nanti ch'io giunga a la tartarea riva Dapoi che consentite che costei Facci l'anima mia de vita priva Udite il mio tormento, e vostro errore Che piettoso e iusto atto è udir chi more.

Sì come quello che penando more Narrerò del mio stratio il tristo effectto Passando un giorno come volse Amore Nanti il tuo bello, ma spietato aspetto Restai de sentimento e spirto fore E ne' tuoi lacci ah cruda involto e stretto E credendo mi far il più giocondo Mi gettai dalla cima nel profondo.

Cusì fin hora sempre nel profondo Vivo morendo fuor d'ogni speranza Timido paventoso e tremebondo Nudo di quel che a tutti gli altri avanza E s'io dico talhor volto gicondo Muta questa tua folle strana usanza Un tal sguardo me spieghi horrendo e crudo Che a rimembrarlo solo agiaccio e sudo.

Non solamente sempre agiaccio e sudo Ma mille & mille morti pato alhora E quel che dentro il tristo petto chiudo A chi sa legger mostrolo di fora Moro dognhor, ne son de vita nudo E questo morir sempre, più me accora Che s'io facesse un fin solo, e non cento Saresti alegra, & io fuor di tormento

Non circo che se aquieti il mio tormento Non dimando pietade né mercede Non disiro esser lieto né contento Non bramo amor più non, né bramo fede Non voglio più de canti alcuno accento Non vo' più ben, che a me non se richiede Ma voglio tutte le mortal ruine Per giunger presto al desiato fine

Pria ch'io giungesse a questo extremo fine dolce nimica e voi mei grati audienti Solevo anch'io per ciascadun confine Sparger non mesti, ma soavi accenti E spesso nanti l'hore matutine Far surger l'alba & raquienter i venti E non v'era cor aspro e sì feroce Che non movessie il suon de la mia voce

Ma hor ch'io son sanza alma e sanza voce Per troppo amarti, ah despietato sasso I' potrei ben cantar lento e veloce Ch'io facesse a nessun mover un passo Perho che tanto il mesto dir mio noce Che ognun che l'ode d'ogni gaudio è casso E s'io facea col canto un morto, vivo Ognun che me ode, hor so' de vita privo

Ah quanto è d'intelletto e senso privo Quel che in volubil donna pon sua cura Prima sparge de gli occhi un largo rivo Poi muta usanza, stil, modo e figura De gagliardo sencier, vien semivivo E ne la fin, diventa un'ombra obscura Perho il femineo sesso, fuga ognuno Che a pasto è tal, che esser vorrà digiuno.

Amanti, statte ognun casto e digiuno... Continue reading book >>




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